Cristian

Benvenuti,questo è il mio blog, qui troverete tutto su Cristian Borghetti.

Adoro leggere: è un impulso incontrollabile che mi spinge ad aprire un libro e perdermi nelle parole, pagina dopo pagina, fantasticando, immaginando.
Ed è leggendo che ho cominciato a fantasticare, immaginare e scrivere, prima le poesie, poi i racconti e i romanzi.

Venite con me allora, su questo blog, tra le pagine che ho scritto e scriverò.

Entrate nei versi evocativi di Ora di vetro, nelle storie di paura e terrore di Tre volte all'inferno, nella ascesa e caduta di un artista ne Le cabinet Masson, nei racconti orrorifici di Phobia, lanciatevi in horror a tutta velocità in Hawthorn bend.

Leggete i miei racconti nelle raccolte Horror Polidori vol. 1 e 2 e il terrificante racconto "La sposa rubata" nel volume Malombre.

Lasciatevi sedurre dalla Praga occulta in Sangue di Lupo.

Cedete alla seduzione stregata di "Corolle mortali" nella raccolta Cuori di tenebra.

Il terrore in tutte le sue forme vi attende tra le pagine di "Incubus".

L'uomo nero, la paura ancestrale che ci terrorizza sin da bambini, che non riusciamo a dimenticare, è con noi ne "I volti del male". La femme fatal vi sedurrà in Dark&Weird Vol. 3, un libro misterioso vi attende in The Horror Show e Skinny Pit in Nati dalle tenebre.


Un click sulle copertine ed entrerete nel mio mondo...

mercoledì 30 luglio 2014

- Il signor P - racconto breve e inedito di Cristian Borghetti

Questa città mi sta stretta, stretta come il vestito che indosso, eppure non ho modo né possibilità di andarmene: ho del lavoro da fare qui.
Il problema è che ho sempre del lavoro da fare e da quando esisto non faccio che lavorare e non posso smettere.
Perché? Semplice: se smettessi di fare ciò che faccio, nessuno prenderebbe  il mio posto e sarebbe davvero un grosso guaio per il mondo.
Sono in città da un giorno e già non sopporto il traffico caotico, le auto, la pioggia, gli ombrelli aperti; vorrei essere da tutt’altra parte, ma…
Sto per entrare in questo locale raffinato dove so per certo che troverò chi cerco: ho un appuntamento, devo incontrare il mio prossimo cliente.
Il mio è un lavoro che richiede esperienza ed io ne ho da vendere: non sempre facile, ma non sempre difficile, non sempre pulito, a volte, in vero, molto sporco, ma è il mio lavoro ed è ben pagato, molto ben pagato.
Non so se chiunque accetterebbe di farlo: la remunerazione non ha uguali, ma l’impegno…
È una lavoro frenetico, senza mai un attimo di tregua: lascio un posto e arrivo in un altro, poi riparto e così via: non mi fermo mai.
Presidenti, politici, manager, attori, cantanti, sportivi, cameriere, facchini, operai, tutti sono miei clienti, nessuno escluso.
Non ho tempo libero, non ho tempo per una famiglia o una vita privata: veramente non ho una vita, non mi serve averne una.
Qual è il mio lavoro? Faccio rispettare contratti, contratti stipulati alla nascita.
Quando qualcuno nasce, sottoscrive un contratto con me e io faccio in modo che alla scadenza il contratto venga rispettato.
Oh, niente di volgare quanto un recupero crediti o cose simili, no: per tutta la vita, ognuno è  libero di scegliere, decidere, agire.
Il contratto non vincola nessuno a rispettare clausole limitanti o cose del genere, no, si limita al rispetto di una data, la sola e ultima data nella vita di ognuno.
Ah, finalmente, ecco, il mio cliente: il signor P.
Brillante, quanto eccentrico personaggio il signor P, sembra uscito da un romanzo poliziesco: non molto alto e piuttosto tondeggiante, elegante senza dubbio, molto acuto e intelligente.
Narcisista sicuramente, geniale e preciso, infallibile nella sua professione: infallibile, ma non immortale.
L’osservo mentre si accomoda al tavolo, il solito, nel suo completo nero da sera, con camicia bianca e papillon, le sue scarpe di vernice, il capello e il baffo perfettamente curati, impomatati.
Ordina il solito piatto di cucina francese, il suo vino rigorosamente francese.
Lui non mi aspetta, ma io si. Caro signor P; mi avvicino, ma lui nemmeno mi vede, neanche si accorge della mia presenza.
Gli giro intorno, prima di prendere posto davanti a lui, aspettando che il cameriere serva il vino, con tutte le precise modalità dell’etichetta, a cui il signor P è tanto legato.
Non dovrebbe eccedere con il vino e, soprattutto, con il cibo il caro signor P, ma non credo che accetterebbe il mio consiglio ed io nemmeno voglio dispensargliene.
Credo che abbia bevuto e mangiato in vita sua tanto quanto abbia avuto successo come investigatore privato e, in effetti, devo ammettere che successo ne ha avuto.
Purtroppo però, prima o poi, le cose finiscono e, nel caso del signor P direi che stanno per finire.
Mi accomodo davanti a lui, lo osservo sorseggiare e pasteggiare con assoluta calma, mentre lui nemmeno mi considera.
È consuetudine nel mio lavoro, far visita al cliente, prima della chiusura del contratto, ricordargli termini e condizioni.
Caro signor P, sono venuto per ricordarle che il suo contratto è in scadenza e non ci sarà possibilità di rinnovo. Conosce bene quanto me, quanto nel mio lavoro si debbano rispettare le date.
Lei ha avuto una vita lunga, ha avuto successo nella sua professione. Ha beneficiato di lauti compensi e ha guadagnato fama e rispetto.
Stasera però il nostro contratto scade, tutto finisce.
È arrivata l’ora di godersi il meritato riposo.
Non si preoccupi per i suoi amici, le saranno accanto anche oggi e lo saranno sempre, smetteranno anche loro di lavorare e la raggiungeranno.
Lei è sempre stato un uomo giusto, certo, ha commesso qualche errore, ma chi non ne commette?
La prego, finisca con calma la sua cena e non manchi di concludere la sua indagine.
Perché si porta la mano al petto, signor P? Non è ancora il momento, ma vedo che lei è uomo di parola.

Bene, le ho rammentato termini e condizioni, l’aspetto per la firma in calce alla pagina o meglio al calare del “Sipario”. 

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