Questa città mi sta
stretta, stretta come il vestito che indosso, eppure non ho modo né possibilità
di andarmene: ho del lavoro da fare qui.
Il problema è che ho sempre
del lavoro da fare e da quando esisto non faccio che lavorare e non posso
smettere.
Perché? Semplice: se
smettessi di fare ciò che faccio, nessuno prenderebbe il mio posto e sarebbe davvero un grosso
guaio per il mondo.
Sono in città da un giorno
e già non sopporto il traffico caotico, le auto, la pioggia, gli ombrelli
aperti; vorrei essere da tutt’altra parte, ma…
Sto per entrare in questo
locale raffinato dove so per certo che troverò chi cerco: ho un appuntamento,
devo incontrare il mio prossimo cliente.
Il mio è un lavoro che
richiede esperienza ed io ne ho da vendere: non sempre facile, ma non sempre
difficile, non sempre pulito, a volte, in vero, molto sporco, ma è il mio
lavoro ed è ben pagato, molto ben pagato.
Non so se chiunque
accetterebbe di farlo: la remunerazione non ha uguali, ma l’impegno…
È una lavoro frenetico,
senza mai un attimo di tregua: lascio un posto e arrivo in un altro, poi
riparto e così via: non mi fermo mai.
Presidenti, politici,
manager, attori, cantanti, sportivi, cameriere, facchini, operai, tutti sono
miei clienti, nessuno escluso.
Non ho tempo libero, non ho
tempo per una famiglia o una vita privata: veramente non ho una vita, non mi
serve averne una.
Qual è il mio lavoro?
Faccio rispettare contratti, contratti stipulati alla nascita.
Quando qualcuno nasce,
sottoscrive un contratto con me e io faccio in modo che alla scadenza il
contratto venga rispettato.
Oh, niente di volgare
quanto un recupero crediti o cose simili, no: per tutta la vita, ognuno è libero di scegliere, decidere, agire.
Il contratto non vincola
nessuno a rispettare clausole limitanti o cose del genere, no, si limita al
rispetto di una data, la sola e ultima data nella vita di ognuno.
Ah, finalmente, ecco, il
mio cliente: il signor P.
Brillante, quanto
eccentrico personaggio il signor P, sembra uscito da un romanzo poliziesco: non
molto alto e piuttosto tondeggiante, elegante senza dubbio, molto acuto e
intelligente.
Narcisista sicuramente,
geniale e preciso, infallibile nella sua professione: infallibile, ma non
immortale.
L’osservo mentre si
accomoda al tavolo, il solito, nel suo completo nero da sera, con camicia
bianca e papillon, le sue scarpe di vernice, il capello e il baffo
perfettamente curati, impomatati.
Ordina il solito piatto di
cucina francese, il suo vino rigorosamente francese.
Lui non mi aspetta, ma io
si. Caro signor P; mi avvicino, ma lui nemmeno mi vede, neanche si accorge
della mia presenza.
Gli giro intorno, prima di
prendere posto davanti a lui, aspettando che il cameriere serva il vino, con
tutte le precise modalità dell’etichetta, a cui il signor P è tanto legato.
Non dovrebbe eccedere con
il vino e, soprattutto, con il cibo il caro signor P, ma non credo che
accetterebbe il mio consiglio ed io nemmeno voglio dispensargliene.
Credo che abbia bevuto e
mangiato in vita sua tanto quanto abbia avuto successo come investigatore
privato e, in effetti, devo ammettere che successo ne ha avuto.
Purtroppo però, prima o
poi, le cose finiscono e, nel caso del signor P direi che stanno per finire.
Mi accomodo davanti a lui,
lo osservo sorseggiare e pasteggiare con assoluta calma, mentre lui nemmeno mi
considera.
È consuetudine nel mio
lavoro, far visita al cliente, prima della chiusura del contratto, ricordargli
termini e condizioni.
Caro signor P, sono venuto
per ricordarle che il suo contratto è in scadenza e non ci sarà possibilità di
rinnovo. Conosce bene quanto me, quanto nel mio lavoro si debbano rispettare le
date.
Lei ha avuto una vita
lunga, ha avuto successo nella sua professione. Ha beneficiato di lauti
compensi e ha guadagnato fama e rispetto.
Stasera però il nostro
contratto scade, tutto finisce.
È arrivata l’ora di godersi
il meritato riposo.
Non si preoccupi per i suoi
amici, le saranno accanto anche oggi e lo saranno sempre, smetteranno anche
loro di lavorare e la raggiungeranno.
Lei è sempre stato un uomo
giusto, certo, ha commesso qualche errore, ma chi non ne commette?
La prego, finisca con calma
la sua cena e non manchi di concludere la sua indagine.
Perché si porta la mano al
petto, signor P? Non è ancora il momento, ma vedo che lei è uomo di parola.
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